lunedì 23 dicembre 2013

OnlyFuckingLabels, tutto fottutamente perfetto.

Prima di iniziare due cose. Non c'entrano una ceppa col festival quindi se volete sbattetevene il cazzo e saltate le prime tot righe.

1) Ora chi legge sicuramente penserà: “ah! Ma cazzo, ci credo che questo dice tutto 'sto gran bene di 'sta manifestazione visto che oltre a essere media partner era anche uno degli invitati come etichetta”. In tal caso mi sentirei in obbligo, oltre a specificare che tutto ciò del quale disquisirò è vero e, che io in primis odio autoreferenzialità, conflitti d'interesse e qualsiasi cosa rendi vana, se non subdola, una qualsiasi esperienza di confronto, non avrei mai trovato la voglia di scrivere queste due brutte righe su una manifestazione che, personalmente, credo valga la pena portare a più occhi, orecchie e cuori possibili se non fosse stata davvero una bellissima esperienza. Il che ci porta anche al punto due. 2) Mi rompo enormemente il cazzo a scrivere. Non ho tempo voglia e, spesso, competenza. Quindi questa roba prendetela più come un'esperienza personale e uno sfogo più che, come recita la sezione della nostra blogzine, un “live report”.


Fatto sta che questa è la terza edizione dell'OnlyFuckingLabels ed io non ero a conoscenza che ve ne fossero state altre due. Il Sisma è un centro sociale ma uno vero dove si fuma dentro e ci sono i cani. Un centro sociale tenuto bene (vedere anche solo alla voce cessi con carta igienica), accogliente e che se vivessi a Macerata potrebbe diventare tranquillamente la mia seconda casa. Non so di preciso chi abbia organizzato tutto l'ambaradan (non è un live report ricordatevelo) quindi spero di non mancare di rispetto o considerazione a nessuno dicendo che mi sono interfacciato prima, durante e dopo il festival con Alessandro Bracalante di Only Fucking Noise nonché cantante dei Nevroshockingiochi ma ho conosciuto anche Edoardo Grisogani dei Tetuan (bel gruppone , sentitevi l'ultimo Qayin) che pare fosse anche lui, insieme a tanti altri con i quali non ho avuto il piacere di bestemmiare, nello staff. (questa riga è da vedere in logica di chi sono i ganzi che hanno creato tutta 'sta situa figa). Due palchi, due sale, una grande e una piccola. In mezzo un corridoio di banchetti per 18 etichette. 13 band, ognuna 25 minuti sul palco. Gli act si alternavano per il cambio palco nelle due stanze dando modo alle persone di incanalarsi nel corridoio delle label e poter così spulciarsi con calma tra un cambio e l'altro le varie distro. Noi arriviamo presto. Si è in ritardo sulla tabella di marcia come è anche normale che accada in situazioni così complicate da gestire ma il posto inizia a riempirsi già dalle 18:00. Alle 20:00 inizierà ad essere davvero gremito. Sfortunatamente ho visto pochi concerti dei quali parlerò brevemente ma ciò che posso dirvi è che: c'era un fonico in una gabbietta (ovvietà certo, siamo ad un festival. Anche se...va bene lasciamo perdere) al quale va il premio “tasso di tolleranza sonora e rumorosa 2013” e che credo abbia lavorato più che bene ma io che cazzo ne capisco e poi il punto è che c'era. Yeah! Tredici band che si mettono d'accordo per la backline. WOW! IL Cast: beh, figata. Suonavano alcune tra le migliori nuove leve delle Marche rumorose come gli A.N.O. C'era Vanni Fabbri aka La Tosse Grassa ma non su un palco, a 'sto giro, bensì alla ricerca di nuovi adepti del suo Culto in un banco carico di energia spirituale che dai tempi della Carrà in prima serata non si vedeva. C'erano i Marnero che Nico era uno sbronzo mezzo pieno o ancor meglio mezzo vuoto visto il pessimismo di chi sopravvive al caso e al caos. Quindi pestoni, critiche (Ciao Manuel sei tutto il nostro Agnelli. Ciao Stato sei tutto il Sociale di cui ho bisogno. Bau bau), ringraziamenti e i Marnero spaccano e lobotomizzano.

Ti fai un giro e ne becchi di gente. Tutti presi bene. Vedi questi ex ventenni (famo anche ex trentenni) che hanno un'etichetta che si scambiano dischi come figurine e parlano di musica che ancora esiste per le immense masse del pubblico indipendente, quello che quando spegni facebook scompare e ti svegli sudato e bagnato. Vedi gente che è lì per la musica, per comprare dischi. Per comprare dischi. Per comprare dischi. Si, si, c'è scritto davvero comprare dischi. Non ho visto neanche uno avvicinarsi e provare a cliccare sul mio banchetto cercando il play di bandcamp o il mipiace di condivisione social. Gli Ebrei arrivano tardi che ormai Il Ferri è un vip ed è costretto a firmare autografi anche in autogrill. Sul palco a me piacciono sempre, son troppo di parte, però Carna su quel cazzo di palco ha una personalità davvero predominante che mi fa vibrare sempre i peli sul petto e Bubu alla chitarra è la creatura più punk e sbronza che abbia mai conosciuto. E' chiaramente la reincarnazione di John Belushi versione anoressica e che non ci azzecca un cazzo ma mi andava di scriverlo. E niente. Torni indie-tro (eheh che sagace che sono. Se mi incontrate per strada non picchiatemi, ho gli occhiali) e becchi un po' di gente che ha e altra che vuole aprirla, una webzine. Bell'affare amico. Becco Emanuele di Roarmagazine e parliamo di uffici stampa e altre cazzate che non ricordo ibridando divinità con animali e ascoltando i lamenti di un Nicholas Roncea alla deriva in un mare di limoncello presso il banchetto Canalese Noise (bella roba, buttateci un occhio se vi capita). Vado a vedere Io Monade Stanca
Il Nic ha bestemmiato tutta la sera a mo di ka mate ka ora. E' stra gasato: può farcela; è partito coi mandarini per finire al limoncello. Salgono sul palco ed è subito capolavoro. Rock stortissimo, inseguibile con la testa che però è genialmente alleggerito dalla presenza scenica di un Roncea spastico e dalla perfetta sintonia di un trio che sembra unire intrattenimento circense a vere spazzate math e virtuosismi che davvero oh! Personalmente spettacolari e il fatto che non suonino molto di più e non godano di molta più risonanza di quella che già hanno rientra nei vari motivi che l'Italia bla bla bla. Esperti, concreti e una delle band italiane che davvero sa calpestare i palchi in virtù anche della grande esperienza estera accumulata. 

In conclusione qui non stiamo a far rimproveri o luoghi comuni del tipo “Ah Manuel Agnè! Hai visto quanto è morta la nostra cultura?!” o cose poco dissimili anche se ci starebbero alla grande. Boh forse non facendolo l'ho appena fatto. In ogni caso qui c'è semplicemente da notare che non tutto è perduto e che chi si lamenta, me in primis, per 666 giorni l'anno può, in situazione come queste, finalmente riprendere energia e stimolo per rinvigorire quella che è una passione che non morirà mai grazie agli addetti ed a un pubblico che si è rivelato decisamente perfetto e in cerca di un qualcosa che ha trovato. 

SUPPORT. 




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